Grandi brand o piccoli produttori
I grandi brand fanno di tutto per sembrare piccoli, questo perchè la maggior parte dei consumatori associa i piccoli produttori a prodotti più genuini, in antitesi a processi industriali e ad ingredienti artificiali e dannosi, utilizzati dalle grandi multinazionali. Per questo motivo i consumi si stanno spostando verso i piccoli brand. Proviamo ad analizzare i pro e i contro di entrambi. Ogni volta che si fa uno sforzo di "generalizzazione" bisogna considerare che ad ogni regola ci sono delle eccezioni: è bene quindi sempre considerare caso per caso. Proviamo tuttavia a fare delle considerazioni di massima.
Precisiamo inoltre che nel corso dell'articolo il piccolo produttore è fortemente associato all'artigianalità ed ai prodotti locali, in quanto siamo convinti che ci sia una forte sovrapposizione tra questi aspetti.
Perchè scegliere un grande brand
- Prezzi più bassi 3, grazie a processi industiali e scelta di fornitori con prezzi competitivi.
- Uniformità del prodotto. Se compro il prodotto oggi, non noterò delle differenze con quello che comprerò fra 6 mesi.
- Maggiori controlli. I grandi sono tipicamente più organizzati e possono permettersi strumentazioni costose.
- Minore impatto ambientale 3 (anche se questo contrasta con l'opinione comune)
Perchè scegliere un piccolo produttore
- Ho la possibilità di trovare prodotti qualitativamente superiori. Questo non significa che se compro il prodotto di un piccolo produttore sarà sicuramente più buono, ma se cerco il miglior prodotto in commercio, è più probabile che sia un prodotto industriale o artigianale?
- I prodotti locali sono più salutari e più sostenibili in senso lato 3 (anche se non è vero che sono più ecologici).
- Maggiori tracciabilità e informazioni.
- Così facendo sosteniamo la cultura e i valori di un territorio 53, la passione del lavoro e l'amore per il cibo.
- Il piccolo rappresenta la differenziazione, al contrario della standardizzazione 5. Questo significa che il piccolo dà la possibilità di trovare prodotti specifici per le proprie esigenze.
Prodotti locali per consumatori globali
Spesso i prodotti locali e artigianali sono difficili da reperire, difficilmente si trovano al supermercato, il cui sistema organizzativo prevede standardizzazione e grandi capacità produttive. La visione di Foodu.it è quella di cambiare paradigma, da "prodotti locali per consumatori locali" a "prodotti locali per consumatori globali", per valorizzare economicamente le piccole produzioni locali e permettere loro di sopravvivere, nonchè per rendere tali prodotti maggiormente accessibili ai consumatori.
«Cucinare per 2 non è come cucinare per 100» 1
Questa è la frase utilizzata da un produttore di birra artigianale, per sintetizzare per quale motivo una birra artigianale dovrebbe essere superiore ad una birra industriale. Ci sono poi dei motivi tecnici, prendendo ancora ad esempio la produzione di birra: il processo industriale, al fine di garantire una uniformità del prodotto, sia tra lotti diversi, che per mantenere le caratteristiche della singola bottiglia nel tempo, prevede la fase di pastorizzazione, che tuttavia distrugge le molecole volatili all'origine degli aromi tipici di un prodotto di alta qualità.
Si pensi invece al gelato più buono che abbiamo mai mangiato. Di certo non era un gelato industriale! Non servono studi scientifici o indagini statistiche per rilevare quando evidente ad ognuno di noi. In ogni modo se consideriamo i dati delle produzioni dati DOP e IGP nel 20172, vediamo che gli operatori certificati sono 85.592, la metà dei produttori è attiva in aree montane, ed impiega una superficie totale di 232.802 ettari, quindi meno di 3 ettari per produttore (cioè 4 campi di calcio, che da un punto di vista agricolo rappresentano una dimensione molto piccola). Si vede dunque come i prodotti di qualità certificata provengono principalmente da piccoli e micro-produttori.
I prodotti locali fanno bene e sono più sostenibili in senso lato, ma non più ecologici
Nel dibattito sulla sostenibilità sul futuro del cibo, affermazioni come "compra chilometro zero" sono diffuse nelle pubblicazioni e nei media, supportate dal discorso che l'acquisto di "cibo locale" offre benefici ecologici, salutistici e socio-economici. Alcuni rimarcano la mancanza di prove scientifiche a sostegno di questa affermazione.
Un recente studio3 ha invece confrontato i risultati delle valutazioni di sostenibilità di 14 prodotti alimentari locali e globali in quattro settori in quattro paesi europei. Ogni settore è stato analizzato in modo indipendente analizzando la sostenibilità in diversi ambiti: ambientale, economico, sociale, salutare ed etico. Le classifiche hanno mostrato che i prodotti "globali" sono costantemente all'ultimo posto in termini di sostenibilità. Le prime posizioni delle classifiche sono state occupate dal prodotto più locale o da un prodotto intermedio.
È emerso che la forza dei prodotti locali e dei prodotti intermedi risiede principalmente nelle dimensioni salutari e socio-economiche. In relazione ai prodotti alimentari globali, essi presentano vantaggi sostanziali in termini di mitigazione dei cambiamenti climatici e di accessibilità economica per i consumatori. Ciò contrasta con la percezione comune che i prodotti a chilometro zero siano più sostenibili da un punto di vista ecologico. Sono più ecologici i prodotti industriali. Concludiamo quindi che la distanza non è il fattore più critico per migliorare la sostenibilità dei prodotti alimentari, ma che altri criteri di localizzazione giocano un ruolo più critico e rendono comunque i prodotti locali più sostenibili se si considerano tutti i fattori di sostenibilità.
Quanto pesa il trasporto
Anche quando il cibo viene distribuito in filiera corta e le miglia percorse sono inferiori, il consumo di carburante per il trasporto rapportato alle unità di prodotto consegnato dipende dalle dimensioni del carico in diversi segmenti della catena di approvvigionamento e dalla efficienza logistica 4. In verità il trasporto pesa per piccolissima parte sulla sostenibilità ecologia di un prodotto. Quindi suggeriamo che un cambiamento di dieta (es. meno carne) può essere un mezzo più efficace per limitare l'impronta climatica legata all'alimentazione delle famiglie, piuttosto che la lunghezza della filiera o le caratteristiche dell'azienda produttrice 7.
Prodotti industriali e salute
Da un punto di vista salutistico invece la percezione comune è invece confermata, i piccoli produttori producono prodotti più salutari, come confermato da un recente studio 3.
C'è biologico...e biologico...
Sono state rilevate differenze anche tra le piccole e le grandi aziende biologiche: nei territori circostanti a piccole aziende biologiche è stata riscontrata una maggiore biodiversità rispetto alle grandi aziende biologiche, anche se nessuna delle aziende agricole ha utilizzato pesticidi 6. Questo non dovrebbe lasciare indifferente neanche il più cinico, dal momento in cui la biodiversità è salute.
I piccoli produttori offrono maggiore tracciabilità e più informazioni
Il produttore che ad esempio ha prodotto egli stesso le materie prime, conosce i processi che ha utilizzato e le caratteristiche del prodotto finale, conoscerà intimamente il suo prodotto e potrà veicolare questa informazione verso il consumatore, soprattutto quando distribuito attraverso una filiera corta 4.
Foodu.it può confermare in prima persona questa affermazione. Nel realizzare le nostre classifiche riusciamo a reperire molte più informazioni da un piccolo produttore. I grandi brand solitamente acquistano le materie prime di terzi, spesso diversi fornitori, che possono variare nel tempo. In questo processo c'è una naturale perdita di informazioni e di tracciabilità. Di conseguenza solitamente riportano in etichetta quanto obbligatorio per legge e nient'altro.
Spazio alle esigenze di ognuno
Il piccolo dà la possibilità di trovare prodotti specifici per le proprie esigenze: questa è una legge generale del mercato. Un'azienda di piccole dimensione per competere in un mercato globale è costretta a concentrarsi su una piccola nicchia di mercato e soddisfare al massimo le esigenze di quest'ultima: questo si traduce nella possibilità di trovare prodotti più adatti alle proprie esigenze specifiche.
Attenzione ai grandi brand "in incognito"
I consumatori stanno diventando sempre più consapevoli, hanno compreso i benefici dati dalle produzioni "di nicchia", tipiche, locali. Rilevanti quote di mercato si stanno spostando dalle grandi multinazionali ai piccoli brand. I grandi brand che vogliono correre ai ripari stanno lanciando piccoli marchi "in incognito". I marchi assomigliano sotto ogni aspetto a piccoli marchi, ma in realtà sono di proprietà di alcune delle più grandi aziende globali di prodotti confezionati del pianeta.
...e alle pubblicità emozionali...
Non solo brand in incognito. Anche la comunicazione dei grandi brand, si veste di toni "agresti". Erano sei anni, ormai, che Antonio Banderas discorreva con la gallina Rosita e sfornava fette biscottate e tarallucci caldi dal «suo mulino». In casa Mulino Bianco, però, è arrivato il momento di cambiare. Via la star hollywoodiana e dentro due volti noti del cinema italiano: gli attori Giorgio Pasotti e Nicole Grimaudo. «Un’appassionata ricerca di semplicità e natura,una storia di sfida, di amore ma, soprattutto, di un progetto in comune: portare a tutti quella gioia che solo il cibo ben fatto può dare», recita la voice over mentre Grimaudo e Pasotti passeggiano sui campi di grano, si scambiano teneri abbracci e addentano i biscotti più famosi dell’azienda...
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Intervista a Giuseppe Sannicandro, birrificio artigianale "I Peuceti" ↩
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I prodotti agroalimentari di qualità dop, igp, stg - Istat ↩
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Schmitt, Emilia, et al. "Comparing the sustainability of local and global food products in Europe." Journal of Cleaner Production 165 (2017): 346-359. ↩↩↩↩↩↩
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Hand, Michael S. "Local food supply chains use diverse business models to satisfy demand." Amber Waves 8.4 (2010): 18-23. ↩↩
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Fonte, Maria. "Slow food's presidia: What do small producers do with big retailers?." Between the Local and the Global. Emerald Group Publishing Limited, 2006. 203-240. ↩↩
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Belfrage, Kristina, Johanna Björklund, and Lennart Salomonsson. "The effects of farm size and organic farming on diversity of birds, pollinators, and plants in a Swedish landscape." AMBIO: A Journal of the Human Environment 34.8 (2005): 582-588. ↩
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Weber, Christopher L., and H. Scott Matthews. "Food-miles and the relative climate impacts of food choices in the United States." (2008): 3508-3513. ↩
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Artigianale o piccoli produttori?- 5 anni, 7 mesi fa
Nell'articolo sono indicati come sinonimi, in realtà la parola artigianale fa riferimento a un prodotto fatto "a mano" mentre un piccolo produttore può essere rappresentato anche da un produttore di piccole dimensioni per quota di mercato, numero di prodotti e canali di distribuzione utilizzati ma sempre con l'ausilio di macchinari industriali. Può essere interessante spiegare questa differenza?
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- 5 anni, 7 mesi fa
Ti dirò che ci avevo pensato, in linea di principio hai ragione. Anche se il concetto di artigianale è fortemente legato alla quantità prodotta, questo è confermato dalla normativa, ad esempio per la birra, che impone come requisito i volumi di produzione, piuttosto che i mezzi di produzione.
In ogni modo non penso sia fondamentale in questo contesto andare ad insistere su queste precisazioni che andrebbero a complicare ulteriormente l'articolo.
Alla fine ho valutato che, anche se non esattamente sinonimi, ci sia una forte correlazione tra "dimensione", "artigianalità" e "legame col territorio", quindi sì li ho usati come sinonimi. Magari inseriamo una precisazione a fine articolo sulla licenza di terminologia che mi sono preso?00 -
- 5 anni, 7 mesi fa
la stessa cosa può essere detta per globale-industriale e locale-artigianale...
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